venerdì 2 ottobre 2009

Il senso della sociologia: Recensione di Rossella Frollà (Mangialibri.com)

Il primo tentativo di indagine razionale che la società fa di se stessa appare in Italia dopo la caduta del fascismo, durante il periodo della ricostruzione, con il bisogno impellente di un’analisi sociologica empirica che diagnostichi i problemi strutturali del nuovo sviluppo industriale e la tensione che spinge gli individui alla corsa spasmodica verso le città, il progresso e il benessere ad ogni costo come valore supremo cui tendere avidamente e disordinatamente.. Lontana da ogni male lasciato alle spalle la società è pronta a dimenticare in nome di astrattismi normativi i problemi veri e a confondere il sociale con il sociologico che richiede invece analisi e investigazione puntuali su fatti e fenomeni per formulare, come le vere scienze, ipotesi predittive da verificare o da falsificare, nell’intento di costruire teorie e pianificare gli interventi strutturali della società. Si impone l’urgenza di una scientia scientiarum in rapporto sinaptico con la società che grazie ad esso è capace di “auto-ascoltarsi e auto-digerirsi”. Eppure le debolezze interne di ordine concettuale e metodologico della sociologia positivistica italiana hanno lasciato il passo alle verità che negavano ogni valore e ogni fondamento conoscitivo alle scienze sociali per essere accantonate fuori dalla scienza, nella categoria degli “pseudo-concetti”. Del resto la resistenza alla “chiarificazione” crociana è stata blanda, dice l’autore e ha sbiadito le tinte forti del razionalismo e dell’analisi razionale concedendo una presa egemonica all’idealismo, all’irrazionalismo, al pragmatismo. E’ stata una ventata fresca, appena respirata e in un attimo svanita nella società opulenta e organizzata appena ricostruita. E ad oggi resta intatto il senso di questa scienza che ha faticato a farsi riconoscere come tale e che forse non ci è mai riuscita, pur mostrando oggi la veridicità delle sue premesse e tutta l’utilità che il tempo le riconosce, anche se di nascosto...
Nel testo si fronteggiano le linee dell’autore al quale va riconosciuta la validità di analisi sullo “scatto dialettico” del passaggio dal mondo contadino alla società industriale e le linee della società odierna avvelenata dall’immobilismo di una “comunicazione elettronicamente assistita” e avvilita dagli “sprezzanti editorialisti che si merita”. L’assunto critico dell’autore può essere dunque considerato come la parte sana della società che chiede la parola, non evoca il passato come testimone dell’esperienza non fatta, ma richiama sul senso profondo e fondante che ha la storia, di indagare se stessa nel mentre si vive e si concettualizza come fatto, fenomeno, situazione o condizione. Sono la raccolta di quattro brevi saggi, “ piccoli cadaveri”, come li chiama affettuosamente l’autore e rappresentano il codice genetico della sociologia, ne interpretano il senso e offrono l’opportunità di rileggere gli ultimi quarant’anni della nostra storia alla luce dei mutamenti sociali e culturali. E’ il tentativo di riproporre la sociologia come valido interprete critico di significati e di significanti che ancora oggi si muovono nelle costellazioni cristallizzate di scale valoriali malamente definite e pianificate. D’altro canto l’autore ha dimostrato come interventi frettolosi e inadeguati abbiano provocato nella improvvisa consapevolezza dei bisogni una corsa sconsiderata in attesa di valori sostitutivi che non tardano ad arrivare come surrogati, minando i valori tradizionali, fondanti di una comunità. Il libro è una traccia preziosa nel contesto in cui l’evoluzione dell’individuo non può essere indagata separatamente dall’evoluzione strutturale del sistema sociale. Un messaggio giunge chiaro al lettore, non basta che i valori siano condivisi da una comunità perché siano anche giusti per quella comunità, possono essere solo apparentemente fondanti, ma non possono essere disgiunti dalla struttura economica, politica e sociale della comunità in riferimento alla quale vanno indagati. E’ un libro che chiarisce in un linguaggio abbastanza accessibile le dinamiche della ricerca sociologica per coglierne il senso che rimane ancora intatto e destinato a collocarsi fuori di ogni spazio e tempo perché utile certamente in ogni tempo e luogo. E’ uno stimolo di interesse comune sui problemi comuni per avviare un giudizio comune sulla società di cui si è parte. Non so se “l’ardita operazione della respirazione bocca a bocca” ci permetterà di correre, ma di farla ne valeva certo la pena.

Rossella Frollà

http://www.mangialibri.com/node/5002